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broadcast sperimentale*

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Da 1’.45’’ a 9.23’’
Ossatura – Grumo fase 4 (Tributo a Frank Zappa)
Elio Martusciello
Luca Venitucci
Fabrizio Spera
Elaborazione di materiali sonori tratti da F. Zappa
Durata 7’ 43”

Da 9’.45” a 20’.50”
Intervista ad Ivan Macera (musicista)
Appunti di ricerca 2020-2021
Durata 11’ 05”

Da 21’.00” a 25’.30”
Fiorabi – Bambù
Rubrica per grandi e piccoli
“Il leone Pancrazio” – da Favole di Andrea Pazienza
Lettura di Giosuè Frattari
“La settimana a otto dì” – di Francesco Schianchi
Lettura di Andrea Tesei
Durata 4’ 30’’

Da 25’.30” a 35’.10”
Intervista a Valentina Fasola di Hopi Edizioni
Durata 9’ 40”

Da 35’.10” a 37’.12”
Senti la strada – Brevi interventi di Massimo Cicchinelli – La tana dei cuccioli
Lettura e testo di Massimo Cicchinelli
Durata 2’ 02”

Da 37’.12” a 47’.00”
Urura – Kharabat
Massimo Frezza – Electronic Set
Massimo Rodini – Sassofono
Andrea Liberati – Chitarra
Marco Conti – Violino
Payman Dana Seresht – Voce
Testo di Rumi
Durata 9’ 48”

Da 47’.00” a 1h 02’.18”
Incontro con Christian Muela (musicista)
La musica con il didgeridoo
Durata 15’ 18”

Da 1h 02’.18” a 1h 04’.45”
Senti la strada – Brevi interventi di Massimo Cicchinelli – Sotto casa
Lettura e testo di Massimo Cicchinelli
Durata 2’ 27”

Da 1h 04’.45” a 1h 12’.47”
Fiorabi – Racconti scelti e letti da lettori e lettrici appassionate
“La pace di Utrecht” da Danza delle ombre felici di Alice Munro
Lettura di Patrizia Angelotti
Durata 8’ 02”

Da 1h 12.47” a 1h 14.18”
René Lussier – Petit Burlette
da Complètement Marteau di René Lussier
Durata 1’ 33”

Ivan Macera – Appunti di ricerca 2020/21

Laura Demartino – Appunti, 2021.

Sulla esperienza di insegnamento a Rebibbia femminile nei dieci anni dal 1981 al 1991.

Errico De Fabritiis – Tre poesie non edite, 2021.

Da: “Lo Stomacho di Ferro”, Work in Progress, Percorso di componimenti in continuo divenire.

Radio
Saltuaria

puntata#2

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Video/Suono

Ivan Macera - Appunti di ricerca 2020/21

Testi

Laura Demartino; Errico De Fabritiis

Laura Demartino

Appunti

Alte mura, irrobustite da possenti contrafforti, interrompono lo sguardo. Esse sono eleganti nella struttura sia quando sono costruite con pesanti massi, sia quando sono rivestite di paramenti murari di pietre levigate, alternate con sapienza e arte. Le mura circondano i carceri, luoghi chiusi per eccellenza, dove la vita è – per definizione – ristretta, vincolata, soggetta a coercizione. Nelle metropoli urbane i carceri sono dislocati nelle periferie estreme. Le mura non sono contrassegnate da scritte e graffiti, da scrostature, lesioni o segni di degrado. Sono luoghi controllati, e sono luoghi al limite.

Per custodire i ricordi è necessario un luogo separato, la cui cinta muraria, invisibile, è costituita dal tempo. I ricordi serbano il senso delle nostre esperienze e al tempo stesso si allontanano dalle singole storie che li hanno prodotti. Così, lentamente, diventano racconti.

Fra le mie amiche, Eleonora rappresenta un’amicizia antica e la storia della nostra amicizia è storia strana: per il luogo, per il gioco dei ruoli e per l’occasione dell’incontro. Lei era piccola e graziosa, nell’aspetto e nei modi; sembrava quattordicenne, anche se ne aveva ventiquattro, e piena di buona volontà.
Che ci fa questa qui dentro, fra donne tatuate o senza i denti, alcune tremanti di astinenza, altre fiere e ammantate di politico orgoglio, altre ancora nere, affettuose e grasse.

Così pensavo mentre scendevo le scale e attraversavo lunghi corridoi dopo la mia lezione di grafica alla classe di Rebibbia femminile, casa circondariale di Roma, via Bartolo Longo, 92. Lì la strada finisce, ci sono i campi, la nebbia. Il grigio del cielo, quello verdastro dei prati e quello dell’asfalto si confondono. È un luogo sospeso. Non so dire fra quali sponde sia sospeso. È sospeso e basta.

Eleonora aveva scelto di impegnarsi in un disegno complesso, fine; un vero e proprioesercizio di pazienza, una sfida per una principiante, e vi si è dedicata con fiducia. Anche con serietà, determinazione fatta di impegno quotidiano, puntualità, perseveranza, ma soprattutto fiducia. La fiducia di riprendersi in mano e provare, passo dopo passo, a orientare di nuovo il proprio destino. Si è aggrappata a un filo per riannodare qualche filo interiore che si era spezzato, smarrito. Forse un filo ingarbugliato che non aveva ancora trovato una direzione.

A Rebibbia, in molte si iscrivevano ai corsi. Poi i gruppi si dimezzavano, poi si dimezzavano ancora. Era difficile darsi un ritmo, alzarsi la mattina, essere puntuali, onorare l’impegno assunto con sé stesse e con gli altri, conciliare il lavoro e lo studio. Il lavoro per sopravvivere, lo studio per imparare a vivere.
Che ci fa questa qui dentro? Questa ragazza che arriva puntuale tutte le mattine e poi va a lavorare, che arriva ben curata e sorridente, instancabile. Che ci fa questa ragazza qui dentro?

Appunti di esperienza di insegnamento a Rebibbia femminile nei dieci anni dal 1981 al 1991.

Errico De Fabritiis

Poesie

SBIADITI & MALEDUCATI

Cosa ne sappiamo noi
di chi libero non era
di chi libero non è
Noi che respiriamo
più di quello che ci spetta
Noi che non pensiamo
a quello che ci resta
Cosa ne sappiamo noi
che vediamo un solo colore
un colore che non è
il colore del cuore
Abbagliati
Storditi
Maleducati
sbiaditi
e senza speranza
La speranza
quella per andare avanti
quando la verità
viene distorta dal potere,
quella che ci fa alzare
quando dicono di stare seduti
Valiamo molto di più
della cosa peggiore
che abbiamo mai fatto
L’opposto di povertà
non è ricchezza,
l’opposto di povertà
è giustizia
L’umanità di un popolo
la civiltà di un popolo
non è per come trattiamo
i ricchi e i privilegiati
Ma in come trattiamo i poveri,
gli svantaggiati
i condannati
Guardiamoci da vicino
con onestà
nudi leali
capiremmo che abbiano tutti
bisogno di giustizia
bisogno di pietà
e magari
anche qualche forma
di grazia immeritata

VOMITO

Taglio il mio corpo
in parti uguali
poi ricompongo il tutto
a caso
cammino a testa in giù
gambe all’aria
Vomito

SENZA SCARPE

Segmenti staccati
seduto senza scarpe
linee rette sopra la testa
profondo nero
profondo
solo soli
abbandonato nella solitudine
di un solo suono
lungo
che si riflette nella carne
immobile
mi stacco una gamba
lo stomaco frantuma le intemperie
buio luce
l’alluce continua a
muovere l’aria

da: “Lo Stomaco di Ferro” Work in progress; Percorso di componimenti in continuo divenire; Tre poesie non edite

Blu T Studio

Il principio è che sono i nostri legami a tenerci al sicuro, mediante la condivisione di idee, riflessioni e processi e non la protezione da essi.


Blu T Studio è uno spazio collettivo di raccolta di idee e visioni creative, in una dimensione informale e aperta. Un’opportunità per creare o consolidare una rete di connessioni attraverso la condivisione di materiali, organizzati in un archivio e reperibili nel tempo. Il sito raccoglie i contributi autoprodotti da coloro che hanno aderito a periodiche “Call”, invito a condividere materiali di studio e ricerca o di interesse. Questa pagina presenta i contributi inviati a settembre e ottobre 2021.

Tutti i materiali presenti sul sito appartengono ai contributori

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